Diario di una pellegrina in Terra Santa – Giovedi 9 marzo

Diario di una pellegrina in Terra Santa – Giovedi 9 marzo

La settima giornata di pellegrinaggio ha come destinazione Gerusalemme.
Troviamo un po’ più di traffico del previsto, quindi entriamo da un’altra porta rispetto a quella attraversata nei giorni scorsi.
Se ieri abbiamo donato condivisione e ascolto, oggi vivremo la giornata dell’incontro.
In corriera, per prepararci recitiamo il consueto Angelus e ascoltiamo la lettura dell’annuncio Pasquale secondo l’evangelista Luca.
Don Fabiano ha letto delle riflessioni di un pellegrino che terminano così: Qui sei arrivato tu…e adesso dove andrai ?
Arriviamo al Santo Sepolcro e ci mettiamo pazientemente in fila.
Sperimenteremo l’attesa assieme a tutti i pellegrini e viviamo quindi l’esperienza affasciante dell’universalità dell’annuncio del Vangelo. Qui ci viene chiesto di lasciarci prendere per mano.
Nei primi minuti di fila, la nostra guida ci trasmette alcune informazioni poi lascia che ognuno di noi si raccolga in preghiera.
Il Santo Sepolcro è il luogo più importante per noi cristiani.
All’ingresso della Basilica abbiamo visto la roccia dell’unzione.
Notiamo che la cupola è aperta sopra il Santo Sepolcro per simboleggiare la resurrezione.
Dentro l’attuale Edicola è conservato ciò che rimane del Santo Sepolcro dopo la distruzione avvenuta nel 1009. All’interno ci sono due locali. Il primo che si incontra entrando custodisce quello che sarebbe, secondo tradizione, il pezzo originario della pietra rotonda che chiudeva il sepolcro. Al secondo locale si accede attraverso una piccola porta: è questo il Santo Sepolcro che venne chiuso dalla pietra! Qui c’è il banco di roccia su cui è stato deposto il corpo di Gesù Cristo.
Qui, in ginocchio, quattro alla volta, preghiamo in questo luogo così sacro.
Il Sabato santo il patriarca greco-ortodosso, entra da solo nell’Edicola, controllata e sigillata, solo con una veste ed esce con due fasci di candele accese dal fuoco santo.
Nell’Edicola, che è dedicata alle Tre Marie, c’è una candela sempre accesa.
Nella Basilica c’è il rito di accensione di un mazzo di candele e il loro spegnimento. Poi le candele si portano a casa per i familiari e amici, donando loro il simbolo della luce santa.
Nel percorso per accedere all’Edicola passiamo davanti alla cappella dei copti dove c’è un pezzo della roccia che chiudeva il sepolcro.
Usciti dal Santo Sepolcro saliamo tramite una ripida scala al Golgota, il luogo in cui Cristo è stato crocifisso e che è inglobato all’interno della Basilica. La Cappella della Crocifissione è gestita dai Frati Custodi di Terra Santa, mentre la Cappella della morte è gestita dai greci ortodossi.
Esse furono costruite rialzando di alcuni metri, in modo da ricoprire e racchiudere la roccia, che è visibile in parte attraverso un vetro e si può toccare infilando la mano in un foro nel pavimento sotto l’altare eretto in quello che si ritiene il punto esatto dove Gesù fu crocifisso. Nella parte sinistra della chiesa invece si trova il sepolcro dove Gesù fu deposto.
Siamo poi scesi nella Cappella di Sant’Elena, sopra un’edicola armena. Notiamo che l’altare si trova sopra a dei gradini e questa è una caratteristica delle chiese armene.
Sant’ Elena, che era un’archeologa, scavando fra i resti del tempio di Adriano, trovò in Terra Santa le tre croci fra cui anche quella di Gesù.
La celebrazione della Messa oggi è avvenuta in una struttura del Vaticano, la Chiesa di Notre Dame che si trova di fronte alla porta nuova della città vecchia ed è stata costruita per cercare di aumentare il numero di cattolici a Gerusalemme che purtroppo sono solo il 2%.
Dopo il pranzo, sempre presso la struttura del Vaticano, abbiamo iniziato una gradevole e interessante passeggiata lungo le mura, che sono lunghe 3,8 chilometri, attorno alla parte vecchia della città.
Siamo passati davanti alla Porta di Damasco che è una delle entrate principali della città vecchia e si trova nei pressi del luogo in cui sarebbe stato martirizzato Santo Stefano. In questa zona molto spesso alla sera si verificano episodi di scontri, è uno dei punti “caldi” della città.
Poi passiamo davanti alla Porta Nuova che è la porta più moderna e piccola di accesso alla città vecchia.
Vediamo sopra di noi il Museo archeologico che tutela ed espone pezzi importanti della storia della Terra Santa.
Arriviamo nei pressi della Porta delle pecore dove c’è la piscina probatica, che in greco significa pecora; è detta anche porta di santo Stefano. Da qui entravano le tribù e si accede al quartiere musulmano.
Si apre davanti ai nostri occhi il sito archeologico della piscina che è divisa in mezzo da un muro.
Qui ci fu l’incontro fra Gesù e un paralitico e avvenne il miracolo della sua guarigione. È stata qui eretta la Chiesa di sant’Anna che ha un’acustica otto volte migliore rispetto ad un’acustica normale. La chiesa è gestita dai Padri Bianchi.
Dopo la lettura dell’episodio del Vangelo della guarigione dell’infermo, entriamo in Chiesa e scendiamo nelle grotte.
Abbiamo intonato a gran voce due canti “Nome dolcissimo” e il “Magnificat” e il video che ci ha donato la nostra Claudia è la dimostrazione che abbiamo fatto la nostra bella figura. Senza aver provato abbiamo cantato all’unisono, segno di una grande empatia fra di noi e di un legame speciale che si è costruito in questi giorni.
Entriamo poi nella Chiesa della flagellazione.
Secondo la tradizione, la chiesa sorge nel luogo in cui Gesù sarebbe stato flagellato dai soldati romani prima del suo viaggio lungo la Via Dolorosa verso il Calvario.
Si può vedere anche un pezzo del pavimento simile a quello dove i soldati si giocarono a sorte la vesti di Gesù.
Qui avvenne il caricamento della croce e la flagellazione.
Una delle esperienze più toccanti e significative è stata la Via Crucis percorrendo la via Dolorosa.
Il percorso si trova lungo il mercato e attraversandolo abbiamo provato ad immaginare cosa abbia potuto provare Gesù che subì scherni, indifferenza, percosse e umiliazioni mentre saliva al Calvario.
La Via Crucis termina sopra la chiesa armena del Santo Sepolcro, siamo quindi nella piazza del Santo Sepolcro.
Ci siamo poi recati ad un incontro con i frati della Custodia di Terra Santa, fondata da San Francesco che volle fortemente la presenza dei frati qui. Una bolla papale dà ai francescani l’esclusiva di custodire la Terra Santa.
Ci ha accolti frate Alberto che occupa il ruolo di cancelliere. Oltre a questo, è anche insegnante di musica e di lingua.
Ci ha raccontato che ora alcuni frati sono andati in aiuto in Siria per il terremoto.
San Francesco volle che dei frati venissero qui, i primi cinque furono di origine italiana e vivevano lungo la via dolorosa.
Non ci sono frati di tutti i paesi del mondo, ma di buona parte. Chi decide di venire qui deve fare come minimo quattro anni di servizio e servono permessi speciali.
Oltre all’insegnamento, si occupano dell’accoglienza e della cura dei pellegrini e sono gli unici ad avere il permesso per la produzione di vino. Sono stati i primi che hanno aperto scuole e ospedali e ora danno lavoro a circa 1200 dipendenti.
Nel 1217 i musulmani avevano già distrutto tutte le chiese a parte santa Caterina a Betlemme. I frati hanno iniziato a fare gli archeologi per cercare dove potessero trovarsi le chiese e fu fondamentale il diario della pellegrina spagnola Egeria. Era un diario precisissimo e fu di aiuto ai frati per ritrovare luoghi sacri persi come ad esempio la casa di Pietro.
Uno dei frati che ha trovato la casa di Pietro è ancora in vita.
Ci ha poi raccontato che i Cristiani a Gerusalemme sono prevalentemente ortodossi mentre i cristiani latini sono una minoranza.
In Terra Santa ci sono tutte le chiese possibili
2% cristiani e i cattolici sono pochissimi
Vivere qui da cristiani è molto difficile.
I frati sono pro giustizia e cercano di mantenere gli equilibri fra israeliani e palestinesi.
Padre Alberto ci ha dato anche qualche informazione sulla situazione politico-sociale di Israele. Ci ha raccontato ad esempio che i Cristiani palestinesi non possono studiare a Gerusalemme. Un episodio si riferisce ad un ragazzo che aveva superato le selezioni per venire a studiare alla scuola di musica, ma non ha mai avuto il permesso. Ora studia a Vicenza. Il motivo per cui Gerusalemme non ha mai dato il permesso dipende dal fatto che aveva 24 anni, non era sposato e quindi poteva essere un potenziale terrorista.
Ci ha poi fatto riflettere sul fatto che gli abitanti di Gerusalemme: non sono né palestinesi né israeliani e per andare all’estero gli viene rilasciato un passaporto temporaneo. Non hanno quindi una cittadinanza chiara.
Anche il dialogo con le altre religioni a Gerusalemme è una sfida. Ad esempio gli ebrei ortodossi non dialogano.
Quello che conoscono di noi cristiani sono l’antisemitismo, l’inquisizione e la Shoah.
Chiamano Gesù IESHU che vuol dire il “nome è stato cancellato”.
Nei libri di matematica hanno perfino tolto la croce della somma.
Tornando alla parte politica ci ha raccontato che in Israele non hanno una costituzione.
Si sta andando verso la dittatura e si stanno togliendo poteri alla magistratura. Ora destra e sinistra per la prima volta nella storia sono entrambi contro il governo.
La giornata termina con un suggestivo giro serale per le vie di Gerusalemme.
Saliamo sulla collina dove c’è il parlamento, dove si entra solo con permesso speciale.
La guida ci ha raccontato il significato della bandiera israeliana. Il disegno scelto per la bandiera riunisce due simboli importanti per il popolo di Israele: il tallit, lo scialle di preghiera blu e bianco e la stella di David.
Nei pressi del parlamento c’è una Menorah, il candelabro a sette fiamme simbolo Israele che è arricchito da bassorilievi che raccontano la storia del Paese.
Transitiamo poi per la zona dove si trova la Banca di Israele, il Grande Tribunale e il Ministero degli Esteri fino ad arrivare al Ponte di Calatrava. Sotto il ponte sfrecciano le auto mentre sopra passa il tram e camminano i passanti.
Procediamo ed entriamo nel quartiere ebraico e la nostra guida ci racconta alcune curiosità di questo popolo. Si accede dalla Porta del Letame ed è la parte più elegante della zona fortificata della città e ci sono parecchie sinagoghe. Nel quartiere gli arabi non entrano. La zona pullula di persone che passeggiano, ci sono negozi e locali aperti.
Dopo aver attraversato un tunnel, arriviamo nel quartiere arabo dove non entrano gli ebrei. Qui l’atmosfera cambia… e si respira un’aria di tensione. Si è infatti verificata da poco una sparatoria, c’è parecchia polizia, lampeggianti e sirene.
Il nostro tour notturno di Gerusalemme si conclude presso il Centro commerciale dove vanno tutti e qui sono tutti in pace, le liti fra i diversi popoli di Gerusalemme si placano…