La povertà di Gesù è “una bella notizia per tutti, specialmente per chi è ai margini”

La povertà di Gesù è “una bella notizia per tutti, specialmente per chi è ai margini”

La povertà di Gesù è “una bella notizia per tutti, specialmente per chi è ai margini, per i rifiutati, per chi al mondo non conta. Dio viene lì: nessuna corsia preferenziale, nemmeno una culla! Ecco la bellezza di vederlo adagiato in una mangiatoia”. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia pronunciata nella Basilica Vaticana durante la Messa della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nell’ottava di Natale e nella ricorrenza della 55ma Giornata Mondiale della Pace.

Maria di fronte allo “scandalo della mangiatoia”
“Ma per Maria, la Madre di Dio, non è stato così. Lei ha dovuto sostenere ‘lo scandalo della mangiatoia’”, ha proseguito Francesco, spiegando: “Anche lei, ben prima dei pastori, aveva ricevuto l’annuncio di un angelo, che le aveva detto parole solenni, parlandole del trono di Davide: ‘Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre’. E ora lo deve deporre in una mangiatoia per animali. Come tenere insieme il trono del re e la povera mangiatoia? Come conciliare la gloria dell’Altissimo e la miseria di una stalla? Pensiamo al disagio della Madre di Dio. Che cosa c’è di più duro per una madre che vedere il proprio figlio soffrire la miseria? C’è da sentirsi sconfortati. Non si potrebbe rimproverare Maria se si fosse lamentata di tutta quella inattesa desolazione. Ma lei non si perde d’animo. Non si sfoga, ma sta in silenzio. Sceglie una parte diversa rispetto alla lamentela: ‘Maria, da parte sua, – dice il Vangelo – custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore’. È un modo di fare diverso da quello dei pastori e della gente. Loro raccontano a tutti ciò che hanno visto: l’angelo apparso nel cuore della notte, le sue parole intorno al Bambino. E la gente, all’udire queste cose, è presa da stupore: parole e meraviglia. Maria, invece, appare pensosa. Custodisce e medita nel cuore”.

“Sono due atteggiamenti diversi che possiamo riscontrare anche in noi – Francesco – Il racconto e lo stupore dei pastori ricorda la condizione degli inizi nella fede. Lì è tutto facile e lineare, si è rallegrati dalla novità di Dio che entra nella vita, portando in ogni aspetto un clima di meraviglia. Mentre l’atteggiamento meditante di Maria è l’espressione di una fede matura, adulta. Di una fede che non è appena nata, ma è diventata generativa. Perché la fecondità spirituale passa attraverso la prova. Dalla quiete di Nazareth e dalle trionfanti promesse ricevute dall’angelo – il suo inizio – Maria si trova ora nella buia stalla di Betlemme. Ma è lì che dona Dio al mondo. E mentre altri, di fronte allo scandalo della mangiatoia, sarebbero stati presi dallo sconforto, lei no: custodisce meditando”.

“Impariamo dalla Madre di Dio questo atteggiamento: custodire meditando – sottolinea il Papa – Perché anche a noi capita di dover sostenere certi ‘scandali della mangiatoia’. Ci auguriamo che tutto vada bene e poi arriva, come un fulmine a ciel sereno, un problema inaspettato. E si crea un urto doloroso tra le attese e la realtà. Capita anche nella fede, quando la gioia del Vangelo viene messa alla prova da una situazione dura in cui ci si trova a camminare. Ma oggi la Madre di Dio ci insegna a trarre beneficio da questo urto. Ci mostra che è necessario, che è la via stretta per arrivare alla meta, la croce senza la quale non si risorge. È come un parto doloroso, che dà vita a una fede più matura”.

Maria “custodisce nel cuore” meditando
“Ma come compiere questo passaggio, come superare l’urto tra l’ideale e il reale? Facendo, appunto, come Maria: custodendo e meditando – spiega – Anzitutto Maria custodisce, cioè non disperde. Non respinge ciò che accade. Conserva nel cuore ogni cosa, tutto ciò che ha visto e sentito. Le cose belle, come quello che le aveva detto l’angelo e ciò che le avevano raccontato i pastori. Ma anche le cose difficili da accettare: il pericolo corso per essere rimasta incinta prima del matrimonio, ora l’angustia desolante della stalla dove ha partorito. Ecco che cosa fa Maria: non seleziona, ma custodisce. Accoglie, non tenta di camuffare, di truccare la vita. E poi c’è il secondo atteggiamento: custodisce meditando. Il verbo impiegato dal Vangelo evoca l’intreccio tra le cose: Maria mette a confronto esperienze diverse, trovando i fili nascosti che le legano. Nel suo cuore, nella sua preghiera compie questa operazione straordinaria: lega le cose belle e quelle brutte; non le tiene separate, ma le unisce. E così afferra il senso pieno, la prospettiva di Dio”.

Lo sguardo inclusivo delle madri, che superano i conflitti
“Nel suo cuore di madre – ha sottolineato Francesco – comprende che la gloria dell’Altissimo passa dall’umiltà; accoglie il disegno della salvezza, per il quale Dio si doveva posare su una mangiatoia. Vede il Bambino divino fragile e tremante, e accoglie il meraviglioso intreccio divino tra grandezza e piccolezza. Questo sguardo inclusivo, che supera le tensioni custodendo e meditando nel cuore, è lo sguardo delle madri, che non separano nelle tensioni. È lo sguardo con il quale tante madri abbracciano le situazioni dei figli. È uno sguardo concreto, che non si fa prendere dallo sconforto, che non si paralizza davanti ai problemi, ma li colloca in un orizzonte più ampio. E Maria così fino al Calvario, meditando e custodendo. Vengono in mente i volti delle madri che assistono un figlio malato o in difficoltà. Quanto amore c’è nei loro occhi, che mentre piangono sanno infondere motivi per sperare! Il loro è uno sguardo consapevole, senza illusioni, eppure al di là del dolore e dei problemi offre una prospettiva più ampia, quella della cura, dell’amore che rigenera speranza. Questo fanno le madri: sanno superare ostacoli e conflitti, sanno infondere pace. Così riescono a trasformare le avversità in opportunità di rinascita e di crescita. Lo fanno perché sanno custodire, sanno tenere insieme i fili della vita”.

La Chiesa è madre e donna. Basta violenze
“C’è bisogno di gente in grado di tessere fili di comunione, che contrastino i troppi fili spinati delle divisioni. Il nuovo anno inizia nel segno della Madre – ha detto il Papa – Lo sguardo materno è la via per rinascere e crescere. Le madri, le donne guardano il mondo non per sfruttarlo, ma perché abbia vita: guardando con il cuore, riescono a tenere insieme i sogni e la concretezza, evitando le derive del pragmatismo asettico e dell’astrattezza. E mentre le madri donano la vita e le donne custodiscono il mondo, diamoci da fare tutti per promuovere le madri e proteggere le donne. La Chiesa è madre e donna. Quanta violenza c’è nei confronti delle donne! Basta! Ferire una donna è oltraggiare Dio, che da una donna ha preso l’umanità. All’inizio del nuovo anno mettiamoci sotto la protezione di questa donna, la Madre di Dio che è nostra madre. Ci aiuti a custodire e meditare ogni cosa, senza temere le prove, nella gioiosa certezza che il Signore è fedele e sa trasformare le croci in risurrezioni. Anche oggi invochiamola come fece il Popolo di Dio a Efeso, ci mettiamo tutti in piedi ripetendo tre volte il suo titolo di Madre di Dio: ‘Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio, Santa Madre di Dio!'”.

All’Angelus il saluto a Mattarella. «Nel mondo vogliamo pace»
“Ricambio di cuore e con gratitudine il saluto del signor presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e assicuro la mia preghiera per lui e per il popolo italiano” ha detto Francesco all’Angelus riferendosi al discorso di fine anno del capo dello Stato italiano.

“Il nuovo anno – ha detto Francesco – inizia con Dio che, in braccio alla Madre e adagiato in una mangiatoia, ci incoraggia con tenerezza. Abbiamo bisogno di questo incoraggiamento. Viviamo ancora tempi incerti e difficili a causa della pandemia. Tanti sono intimoriti dal futuro e appesantiti da situazioni sociali, da problemi personali, dai pericoli che provengono dalla crisi ecologica, da ingiustizie e da squilibri economici planetari”. Il Pontefice è tornato poi a porre l’attenzione sui migranti: “Guardando a Maria con in braccio il suo Figlio, penso alle giovani madri e ai loro bambini in fuga da guerre e carestie o in attesa nei campi per i rifugiati, sono tanti”.

“Auguro a tutti la pace che è il compendio di ogni bene” ha detto il Papa ricordando che oggi si celebra la Giornata mondiale della Pace. “Ringrazio per tutte le iniziative promosse nel mondo in occasione di questa giornata, compatibilmente con la situazione della pandemia. In particolare per la veglia svoltasi ieri sera nel Duomo di Savona, come espressione della Chiesa in Italia. Saluto i partecipanti alla manifestazione ‘Pace in tutte le terre’ organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio qui a Roma e in tante parti del mondo. Sono bravi questi di Sant’Egidio, sono bravi. E in collaborazione con la diocesi e le parrocchie. Grazie della vostra presenza e del vostro impegno”, ha detto ancora Francesco.

E infine ha salutato i pellegrini a piazza San Pietro: “Andiamo a casa pensando pace, pace, pace”, “ci vuole pace”, “nel mondo vogliamo pace”.

 

Dalla Redazione internet di “Avvenire” del 01 gennaio 2022